Vox by Christina Dalcher

Vox by Christina Dalcher

autore:Christina Dalcher [Dalcher, Christina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
editore: Casa Editrice Nord
pubblicato: 2018-09-05T22:00:00+00:00


39

È ufficiale. Sono incinta.

Il ginecologo che ha preso il posto della dottoressa Claudia mi conferma che sono di circa dieci settimane, giorno più giorno meno. Non si sa mai con esattezza quando avviene il concepimento, mi dice, prima di consegnarmi una busta sigillata indirizzata a Patrick. Contiene la data del mio appuntamento successivo, qualche notazione generica, un calendario e altre informazioni utili.

Le parole mi escono di bocca senza che riesca a controllarle. «E se ci fossero complicazioni? Dolori imprevisti? Se avessi bisogno di descrivere i sintomi?» Non riesco a non pensare a cosa succederà quando il contatore sarà tornato al suo posto.

Quello che non dico è: E se non lo volessi, questo bambino? La so già, la risposta a questa domanda.

Il dottor Mendoza aspetta che finisca, calmo, qualche goccia di saliva agli angoli della bocca. Non capisco se il mio sfogo susciti in lui simpatia o irritazione. «Mrs McClellan...» Non dottoressa, non professoressa. «Mrs McClellan, lei è in salute e il battito del bambino è forte e regolare. La sua è ciò che definiamo una ’maternità attempata’, il che mi darebbe da pensare se si trattasse della sua prima gravidanza. Ma non è così. Non ha nulla di cui preoccuparsi. Sono certo che non ci saranno problemi e che il bambino nascerà, vediamo...» S’interrompe per far scorrere le cifre sul regolo ostetrico, quella specie di calendario circolare che tutti i ginecologi usano anche se hanno un computer. «... attorno al 20 dicembre. Un bel regalo di Natale.»

Non voglio un bambino attorno al 20 dicembre. Non voglio nessun bambino. Specialmente nessuna bambina.

«Farò avere tutte le informazioni necessarie a Mr McClellan. Sarà lui a controllare che non si presentino sintomi preoccupanti, perdite d’appetito, bruschi cali o aumenti di peso, dermatiti e così via. E monitoreremo la gravidanza. Se preferisce, possiamo prendere un appuntamento per la prossima settimana per una villocentesi. Così potrà già conoscere il sesso.» Accende l’iPad per consultare l’agenda. «Che ne dice di lunedì pomeriggio?»

Annuisco. Lunedì, mercoledì, il mese prossimo, il 20 dicembre. Meglio scoprirlo il prima possibile.

Il dottore mi dà un colpetto rassicurante sul ginocchio. Un colpetto paterno. O il tipo di pacca che si dà a un cane beneducato.

Per un attimo fantastico di far scattare in avanti il piede e assestargli un bel calcio nelle parti basse. Posso sempre dire che si è trattato di un riflesso involontario, uno spasmo.

«Benissimo, allora. Congratulazioni, Mrs McClellan.»

Quando se n’è andato, m’infilo in tutta fretta la biancheria, i jeans, la camicia. L’odore di lattice e d’igienizzante di questa stanza mi è diventato insopportabile. Mi sento le mutandine umide, perché non mi sono nemmeno presa la briga di pulirmi dal gel dell’ecografia. Ma non riesco a respirare, qui dentro. Non riesco proprio a respirare.

Ripercorro in macchina la lunga strada verso casa, fermandomi a un minimarket per comprare un pacchetto di Camel. Potrei fumarmele tutte, avvelenare il piccolo tempio che custodisce il bambino, praticare un’eutanasia casalinga. Un aborto vecchia maniera.

L’aborto clinico non è un’opzione praticabile.

Non l’hanno vietato solo per motivi ideologici, il reverendo Carl e la sua manica di fanatici della Purezza.



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